RECITA SENZA TESTO

“Appena entro in teatro mi soffio il naso. Non ho il raffreddore, ho un’allergia cronica che mi porto dietro da quando avevo nove anni. mi soffio il naso con un fazzoletto stropicciato di carta, infatti quelli di stoffa li usavo un tempo, quando avevo nove anni. C’è un bar, prendo un martini bianco con l’oliva. Lo butto giù senza neanche respirare.

In teatro ci sono venuto per vedere una mostra, visto che la gente che recita la odio. Recitano tutti là fuori, mi devo sorbire altre recite costruite? No, mi bastano quelle naturali.

La mostra è di una donna, che penso di conoscere. Anzi la conosco bene.

Ci sono almeno dieci tele di media grandezza, tutte su un fondo bianco sporco, illuminate da una luce quasi soffusa (ma forse è il martini che mi sta offuscando). Un tempo dipingevo anch’io, per questo nella visione d’insieme mi sembra di scorgere una perfetta composizione e quasi un racconto. Mi avvicino al primo gruppo di dipinti sulla sinistra, anzi no sulla destra.  E’ strano vedere che la donna che conosco bene si mostra nella sua interezza. Voglio dire che racconta di sé stessa, parte da quando era piccola… In questo ciclo di tele si vede bene la sua storia perché ci sono mani che chiedono aiuto, non il suo viso, proprio le mani di una bambina che stringono qualcosa di caldo, che scotta, mani rosse che stringono prima un fuoco quasi astratto poi una bambola (ma una bambola senza mani), poi dei libri. Sembra quasi che voglia venire fuori da una condizione di dolore estremo. Nelle tele successive invece si libera, è lei a venire stretta nella morsa di mani calde, il dolore sembra lasciare il posto alla voglia di riscatto, ci sono occhiali (forse stanno a significare saggezza? Conoscenza?), ci sono animali di bassa statura (spesso sono dipinti in basso a destra e le mordono i piedi), altri oggetti che non conosco e forse non conosce neppure lei.

Gli ultimi dipinti mi impressionano. Ha di certo trovato il coraggio per vivere e per viversi. Sono autoritratti, sintomo di consapevolezza, epifanie, le mani stavolta toccano lei stessa, si esercitano, la sfiorano, ma a tratti sono ponti verso l’infinito.

Quando esco sono scosso, per questo prendo un altro martini con oliva che bevo nel cortile del teatro fumando una sigaretta rollata.

Per la via del ritorno la incontro, non mi saluta perché non mi riconosce, poi si volta, io mi volto e sembra quasi di conoscerci in un’altra dimensione. Quelle mani adesso possono fare tutto.

Forse sono sbronzo.”

Testo introduttivo a cura di

                                              Enrico Pantani

Inaugurata il 27 Gennaio 2019 nella suggestiva cornice del Teatro del Ciliegio di Monterotondo Marittimo, la mostra Recita senza testo è ispirata alle atmosfere del teatro.

Attraverso queste opere ho messo in scena la mia vita, me stessa.

Il testo di accompagnamento è a cura dell’amico e collega Enrico Pantani.

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